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«Ero un fulmine sulla fascia destra, non mi prendeva nessuno, ma non lo dico per essere presuntuoso».

Antonio Satta, sassarese classe 1940,  ricorda con orgoglio e il giusto compiacimento la sua storia sportiva alla Torres, da metà degli anni cinquanta fino al ritiro nel 1970,  iniziata appena quindicenne e proseguita fino in prima squadra.

Alla Torres iniziò dai Giovanissimi, guidato da mister Salvatore Arca storico mediano torresino che in 11 anni vestì i colori rossoblù mettendo insieme 185 presenze: «Io sono nato calcisticamente con Arca – ricorda Satta – lui mi portava avanti in modo pazzesco ed è sempre stato uno di quelli che ha creduto in me da subito. Nella stagione 56/57 a metà del campionato di IV Serie, l’allenatore Migliorini venne cacciato e al suo posto, sino al termine della stagione allenò lui la prima squadra. Io ero un ragazzino allora ma già l’anno dopo fui aggregato in prima squadra. Ho avuto modo di conoscere giocatori eccezionali come Fogli, Lepri, Cadè, Sebastiani, Serradimigni ma anche Niccolai, Biagi, Loriga. Loro per me furono come dei fratelli maggiori e mi presero per mano perché tutti avevano capito quanta passione avessi e che avevo delle qualità. Non voglio dirlo io ma a quei tempi dedicavo tanto tempo al calcio, gli allenatori venivano a prendermi a casa e mi dicevano di vedere in me qualcosa di importante per il mio futuro».

Torres 61/62. In alto da sinistra: Tedde, Cavallini, Rivara, Lepri, Colusso. In basso: Galasi, De Zarlo, Satta, Cadè, Sabatini, Fogli. 

La Torres vince il campionato e passa in serie C nel ’59.  La stagione calcistica di Satta è lunga e si alterna a campionati in rossoblù e prestiti in altre realtà sarde e della penisola: «Ho giocato un anno a Calangianus, un anno a Sorso, un anno anche a Cisterna, quando facevo il militare, sempre in IV serie. Poi tornavo sempre a Sassari e mi dicevano di non firmare mai con nessuno. Ho avuto come allenatori Galli, Piacentini per tanti anni e poi il grande Allasio nel 63/64. Oltre ad essere stato un ottimo allenatore era molto vicino ai ragazzi più giovani e questo era troppo importante.  Lui aveva un amore speciale per me, guai a chi mi toccava, e ha fatto tanto per farmi crescere».  

Con Allasio diventano 17 le presenze di Satta alla prima stagione e poi 14 nella seconda con 3 gol all’attivo e una corsa sulla fascia che faceva la fortuna dei compagni in attesa dei suoi cross. In quella squadra tanti altri giovani come Zaccheddu, Zolo e Niccolai. E le sue prestazioni attirano anche l’attenzione di grossi club: «Ho avuto anche la mia occasione per andare a giocare in serie A – ricorda Satta – perché l’allenatore del Catania, di Bella, voleva portarmi con sé ma dalla Torres non mi lasciarono andare. A pensarci oggi è stata una grande occasione mancata, sarebbe stata sicuramente una vita diversa ma in fondo il calcio è anche questo. Ci vuole fortuna e in quel momento le cose andarono così».

Torres 64/65. In piedi da sinistra: Grottola, Galasi, Biagi, Ronconi, Rivara, Di Stefano. In basso: Satta, Varsi, Currarini, Manca, Ghiglione. 

Satta ricorda anche i momenti fuori dal campo insieme a giocatori simbolo di un epoca: «Ricordo davvero con affetto tutti quei campioni, erano eccezionali, fortissimi, ma la cosa bella è che mi trattavano come uno di loro nonostante fossi così giovane. Spesso ci vedevamo dopo gli allenamenti e ci ritrovavamo in giro per la città. Mi sentivo un giocatore vero, segnavo, facevo segnare, in campo davo tutto. E questo la squadra lo vedeva».

Un’epoca diversa e straordinaria di cui restano ricordi ancora carichi di emozione: «Purtroppo non ho mai conservato foto o ritagli di giornale come tanti miei colleghi – conclude Satta – quindi mi resta poco di quel periodo. Però lo ricordo bene e parlarne è sempre un gran piacere».

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