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Il secondo appuntamento settimanale della Torres contro i concittadini del Latte Dolce si chiude con la vittoria dei padroni di casa alla fine della giostra dei calci di rigore.
Così i rossoblu, pur in formazione rimaneggiata per i numerosi incidenti che hanno costretto i gioielli di spicco a dare forfait, con una formazione assolutamente inedita e imbottita di ragazzini terribili (come, con affetto, liha considerati Guglielmo Bacci a fine gara) ha superato il turno (32°) di Coppa Italia, con una caparbietà, una tenuta di tensione agonistica, una capacità di rimonta a obiettivo quasi sfumato, una ostinata voglia di raccogliere l’intera posta, che ha lasciato basiti anche i più critici spettatori.
Ci ha creduto Bacci, ci ha creduto lo staff tecnico delle squadre giovanili (Majo e Misiti che hanno “sponsorizzato” anche due giovani esordienti del 2000) e alla fine ci ha creduto anche tutto il plotone baby (su 20 convocati solo 4 possono considerarsi “vecchi”) che si è lanciato con convinzione contro un avversario difficile, pur se anch’esso imbottito di giovani leve.
La prima parte di gara non è stata granché, anche perché a mortificare subito i rossoblu è arrivato il gol ad opera di Ruggiu che, con un colpo di testa, ha deviato una palla che sembrava insignificante. Ma la buona vena dei “senatori” torresini ha suonato la riscossa; concretizzata, a metà della ripresa, da Simonetti che calcia una punizione che difensori e attaccanti lasciano sfilare fin dentro la porta quasi ignorandone la “velenosa” traiettoria. E’ pareggio, ben tutelato fino al termine da Bacci e i suoi babyes con inedita perseveranza e attenzione.
Poi, ai calci di rigore si tirano solo somme. Palcoscenico solo per Pinna: mai dire mai anche per un veterano.

Unica nota storta, un coro di voci bianche ben addestrato e orchestrato in tribuna che lascia amareggiati: che lo sport possa ispirare quanto visto al Vanni Sanna, ci rifiutiamo di pensarlo.
Pessimo è che si plagino poveri innocenti per secondi fini.
Pessimo è utilizzare lo sport per peggiorare l’individuo e non per migliorarlo.
Pessimo è che nessuno si renda conto della gravità sociale di tali comportamenti.
Che i mandanti si interroghino e facciano una profonda riflessione.

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